Armiliato (CODS): le donne scontano le scelte mancate su gender gap e lavoro di cura

Orietta Armiliato, fondatrice e amministratrice del CODS (Comitato Opzione Donna Social)

Per Caltalks intervistiamo la fondatrice e amministratrice del Comitato Opzione Donna Social (CODS) Orietta Armiliato in merito al gender gap nel mondo del lavoro e al riconoscimento del lavoro di cura.

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Orietta, secondo un recente report il 53% delle donne ha rinunciato al proprio lavoro per dedicarsi alla cura familiare, al contrario degli uomini la cui percentuale risulta appena dell'8% (report dell’Osservatorio sul potenziale del lavoro domestico per Nuova Collaborazione Associazione nazionale datori di lavoro domestico, redatto dal Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino). Come commenta questi dati?
Non mi voglio assolutamente sottrarre alla puntuale domanda ma, purtroppo, questi dati sono sconsolatamente incommentabili… dopodiché, sento soltanto di dover dire, e non credo che potrò essere facilmente smentita, che sono il prodotto delle scelte politiche, economiche e del lavoro fatte negli anni. Anzi, reiteratamente non fatte sulla materia negli anni.

Entriamo nel merito di queste evidenze: quali sono le problematiche che emergono dal Comitato, considerando il suo punto di vista privilegiato sulla questione?
Il Comitato è un microcosmo popolato da circa 12.500 lavoratrici deluse e arrabbiate. In primis perché non riescono a raggiungere la tanto attesa quiescenza. Poi coloro che riescono ad arrivarci prendono atto di quanto piccolo sarà il loro assegno mensile di pensione e la loro frustrazione diventa davvero tanta. Così si avviliscono, perché non vedono all’orizzonte il profilarsi di “chiari di luna” edificanti sia per le proprie figlie nell’immediato, sia per le proprie nipoti. Quanto meno nel medio periodo.

Può descrivere qual è la situazione allo stato attuale rispetto all’ambito legislativo?
Il Legislatore pare abbia poche idee e quelle poche piuttosto confuse, come si usa dire. Tutto ciò visto che da un lato crea cabine di regia atte a produrre analisi e dall’altro non provvede a concretizzare una visione concreta di quelli che potrebbero essere gli orientamenti rispetto alla tanto attesa e propagandata riforma. Tutto ciò, sia in termini di realizzazione, sia rispetto a quelli che potrebbero essere i provvedimenti da attuare.

Ci può fare qualche esempio delle principali problematiche e lacune al riguardo?
Gli esempi sono presto fatti: la principale problematica per quanto riguarda la platea femminile sta nell’impossibilità di raggiungere gli anni di contribuzione per accedere alle norme. La causa è prevalentemente addebitabile alle loro carriere, che sono discontinue e spesso di basso profilo salariale nel rispetto puntuale dei dati che lei citava nella prima domanda posta. Per quanto alle lacune, sono quelle che il nostro sistema Paese non ha mai voluto colmare. Il gap salariale fra i generi, la conciliazione fra il lavoro domestico ordinario e il lavoro svolto fuori casa… insomma tutto quanto ruota attorno al welfare formale ed informale che è per lo più in carico alle donne, senza alcun tangibile riconoscimento. Mentre per quanto concerne la struttura del nostro sistema previdenziale, occorre che, una volta per tutte vengano gestite linee di costo differenziate fra assistenza e previdenza.

Da questo punto di vista, quali istanze e proposte state avanzando verso i referenti politici per colmare il gender gap?
Da anni il CODS si è posto come obiettivo, ed è capitolo del proprio statuto, la valorizzazione del lavoro di cura domestico ordinario, che potrebbe essere quantificato in ordine al riconoscimento in termine di anni contributivi o di una minore età anagrafica per poter accedere alla quiescenza. Rilevo e sottolineo che, già nel 2018 anche, a seguito delle nostre richieste, le maggiori sigle sindacali hanno inserito questo item nella loro piattaforma siglata unitariamente. La quale oggi è ancora (potrei dire, più correttamente, che giace ancora sotto un velo di polvere…) sui tavoli ministeriali.

Per quali motivi, a suo parere, resta tutt’oggi così difficile intervenire sul problema del gender gap? Quali sono gli ostacoli culturali ancora in essere, nonostante il tema sia diventato di estrema attualità?
Forse… il consolidarsi del tanto propagandato concetto che viene riassunto come “Dio, Patria e famiglia”? Io me lo sono spiegato così e… non solo da oggi…

Guardiamo al futuro: quali crede saranno i prossimi passaggi che dovranno concretizzarsi per arrivare a un vero punto di svolta sulle differenze di genere?
Intanto bisognerebbe che le Donne non assecondassero supinamente le “voglie” politiche dei signori e delle signore che sono seduti sugli scranni e che spesso danno l’idea e/o la conferma di non rendersi conto di quello che succede nel mondo reale. E da parte della politica sarebbe auspicabile un maggior e attento ascolto delle voci, anzi delle urla, che si levano dal basso.

Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata

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