Guida (Stripes): il modello educativo degli HUB contro la povertà minorile
Per Caltalks intervistiamo Dafne Guida, presidente e direttore generale di Stripes cooperativa sociale, per approfondire il progetto “Paripasso – Per crescere insieme”, un’iniziativa nazionale che unisce design, pedagogia e innovazione. Con lei esploreremo la collaborazione con il Dipartimento e la Scuola di Design del Politecnico di Milano, le attività degli HUB Paripasso e il loro ruolo nel supporto alle famiglie in situazioni di vulnerabilità (qui il link al progetto).
Caltalks raccoglie e condivide con i lettori i punti di vista di personalità, innovatori, decision maker e opinion leader per comprendere i temi e le scelte che stanno cambiando il mondo. Il format punta a offrire analisi e raccogliere idee inerenti ai fatti e trend che stanno modificando la società dal punto di vista economico, sociale, ambientale, tecnologico, politico e istituzionale.
Partiamo dalla vostra missione: quali sono i principali obiettivi di “Paripasso - Per crescere insieme” e come questo progetto si inserisce nelle attività della cooperativa Stripes?
Da 35 anni la nostra impresa sociale Stripes (Studio ricerca Intervento pedagogia extrascolastica) promuove e sviluppa servizi e progetti centrati sulla ricerca di un equilibrio delicato tra qualità pedagogico/educativa e sostenibilità economica, ambientale e sociale. Nello specifico “Paripasso - Per crescere insieme”, selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, è un progetto nazionale con capofila Cooperativa Stripes Onlus.
Quali sono, nello specifico, le attività proposte?
Le attività rivolte alla fascia 0-6 anni, con un’attenzione ai primi 1000 giorni di vita, prevedono la realizzazione di percorsi territoriali, caratterizzati da interventi multidisciplinari in grado di accompagnare le famiglie e i bambini in azioni di cura, educazione e inclusione. Paripasso viene avviato nei territori di Alta Val Trompia (BS), Bari, Castel Volturno (CE), Desio, Roma e Zagarolo. Obiettivo principale del progetto è stato quello di creare HUB sociali, spazi ad alta densità educativa, accessibili e connessi ad una rete di servizi integrati, capaci di coinvolgere ed attivare l’intera comunità in una prospettiva di promozione della cultura dei diritti dell’infanzia.
Gli HUB Paripasso sono definiti come spazi ad alta densità educativa. Cosa significa concretamente e in che modo si differenziano dai tradizionali spazi dedicati alla prima infanzia?
Quando parliamo di alta densità educativa ci riferiamo a luoghi abitati e animati da soggetti plurimi della comunità educante e non solo da educatori e insegnanti come nel caso dei servizi tradizionali (asili nido e scuole di infanzia). Ci riferiamo alla possibilità concreta di accogliere in tali spazi professionalità diverse come musicisti, attori, animatori, urbanisti, architetti artisti, sportivi che siano espressione del territorio e come tali, in una logica di responsabilità condivisa, si impegnano a rigenerare un patto di comunità educante a partire dai bisogni di bambini e famiglie. Realtà del terzo settore, famiglie, ente pubblico e associazioni creano pertanto network sempre attivi e “aperti” rafforzando il tessuto sociale “intorno” agli hub.
La collaborazione con il Politecnico di Milano ha un ruolo chiave nel progetto. Come è nata questa sinergia e quali sono stati i contributi più significativi di docenti e studenti?
Sin dalle primissime fasi di coprogettazione abbiamo pensato ad un coinvolgimento attivo nelle azioni di sistema del Politecnico di Milano. In particolare, ci ha convinto il lavoro del dipartimento di design e l’innovazione che era in grado di prefigurare nelle fasi preliminare del progetto. Da sempre in Stripes ci siamo convinte e convinti di quello che Malaguzzi, eminente pedagogista emiliano, sosteneva ovvero l’ambiente è da intendersi come “terzo educatore” nei contesti di apprendimento e scolastici.
In che senso l'ambiente può intendersi come un terzo educatore?
Il concetto di “ambiente come terzo educatore” si riferisce all'importanza dell'ambiente fisico e relazionale nell'apprendimento e nello sviluppo dei bambini. L’approccio del progetto Paripasso suggerisce pertanto l’idea che l’ambiente non sia solo uno sfondo passivo, ma un elemento attivo che influenza le esperienze, le relazioni e le emozioni dei bambini (colori in linea con le fasi dello sviluppo e della giornata, colori tenui per il riposo colori vivi per l'attività, materiali caldi e freddi). Lo sforzo è quello di riuscire a passare da un ambiente solo bello a un ambiente che contenga in sé una piccola o grande sfida educativa per i bambini. L’approccio educativo ecologico perseguito da stripes considera quindi l'ambiente educativo dei servizi 0-6 come una “casa” (οἶκος) in cui bambini, famiglie e personale educativo interagiscono e si trasformano a vicenda. Vengono allestiti spazi simili a quelli casalinghi perché l’ambiente rappresenti la continuità casa/nido rassicurando il bambino.
E quali sono i vantaggi di questo approccio?
In sintesi, ogni angolo deve “PARLARE” e avere un linguaggio comprensibile per il bambino. Si tratta di considerare l’ambiente come un elemento educativo a tutti gli effetti e di progettare gli spazi in modo da favorire il benessere e lo sviluppo dei bambini. La sinergia tra architettura, design e pedagogia è essenziale per la creazione di ambienti educativi stimolanti e accoglienti. Il lavoro del Politecnico risulta centrale in questa prospettiva soprattutto perché siamo riusciti sviluppare percorsi di workshop attivi e prospettici degli studenti coinvolgendoli nella ideazione e progettazione degli hub sia a Desio che a Bari.
In che modo il progetto affronta il tema della vulnerabilità familiare e supporta i genitori nel loro percorso educativo e lavorativo?
Nell’evoluzione del progetto Paripasso emergono temi centrali quali l’isolamento di bambini e famiglie e il loro bisogno di connettersi con gli altri. Si tratta di due aspetti strettamente collegati e interdipendenti: il senso di smarrimento, la mancanza di esperienza e l’assenza di punti di riferimento costituiscono le radici dell’isolamento e del senso di abbandono percepito dalle famiglie. Questo isolamento, a sua volta, porta a una riduzione delle relazioni sociali e a una povertà di carattere eminentemente educativo. In questo senso, Paripasso si propone soprattutto di promuovere e sviluppare connessioni.
Perché considerate questo passaggio importante?
La necessità di stabilire connessioni risulta evidente su tre livelli principali: tra bambino e famiglia, tra famiglie stesse e tra famiglie e servizi. In particolare, i genitori di bambini di età compresa tra 0 e 6 anni devono affrontare una quotidianità complessa, che li obbliga ad acquisire rapidamente competenze educative e a bilanciare i tempi dedicati alla famiglia e al lavoro. Queste difficoltà sono ancora più marcate per le famiglie che vivono in condizioni di vulnerabilità, spesso prive del sostegno di reti familiari o comunitarie tradizionali. In questo contesto, diventa fondamentale diffondere la conoscenza dei servizi per aiutare le famiglie a orientarsi, offrire opportunità di sostegno alle competenze genitoriali e creare spazi di qualità. Questi spazi dovranno essere accessibili in termini di costi, posizione e orari; attrattivi; luoghi di incontro e condivisione per bambini, genitori e altre famiglie; e ambienti esperienziali in grado di promuovere una crescita armoniosa.
Come immagina l’evoluzione degli HUB Paripasso in futuro? C’è un piano per rendere replicabili e adattabili i prototipi sviluppati in altri contesti?
Immaginiamo di poterci riferire presto a Paripasso come a un modello di HUB replicabile e scalabile. L’obiettivo è lavorare alla costruzione di un prototipo di HUB versatile, osmotico, aperto al territorio, contaminato da diversi linguaggi creativi e sensibile alle peculiarità contingenti del territorio. Per farlo siamo consapevoli di dover studiare un modello di sostenibilità anche economico che riesca ad affrontare le sfide del mercato anche dopo la fase di start up agevolata dai contributi di “Con i Bambini”. I nostri sforzi sono ora concentrati in questa direzione: trovare spazi da rigenerare nelle periferie e nei centri città, coinvolgere enti del non profit, università e anche imprese del territorio, scuole, associazioni e soprattutto famiglie in quello che pensiamo possa rivelarsi un pensiero strategico di lungo periodo: garantire spazio al desiderio di una comunità educante.
Infine, qual è il messaggio che desidera trasmettere alle istituzioni e alla società attraverso il progetto Paripasso?
Nelle nostre città e nelle nostre periferie essere bambini ed essere genitori non è facile. I bambini italiani sono tra i più poveri d’Europa e abbiamo un triste trend di denatalità: solo un lavoro di sensibilizzazione capillare della società civile e della comunità educante attraverso una sorta di “patto educativo di corresponsabilità” potrà fare la differenza. Un futuro a misura di bambino è un futuro buono per tutti: raccogliamo la sfida investendo su luoghi a cui restituire, attraverso attività mirate e partecipate di rigenerazione urbana, identità, storia, bellezza e finalità aggregativa. Investiamo sugli HUB 0-6 e proviamo ad andare di “paripasso” (famiglie, scuole, terzo settore, enti locali) contro la povertà educativa e verso un nuovo modo di concepire l’infanzia.
Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata
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