Vanzan: Warhol un artista poliedrico, geniale e anticonformista

Matteo Vanzan - Andy Warhol non morirà mai

Per Caltalks intervistiamo Matteo Vanzan. Il curatore è stato direttore di Palazzo Pisani di Lonigo (Vi) per 4 anni e del Museo del Risorgimento di Peschiera del Garda per 3 anni. Dal 2008 ha organizzato e curato 92 esposizioni di artisti nazionali ed internazionali, tra le quali le antologiche di Andy Warhol, Giorgio de Chirico, Max Ernst, Renato Guttuso, Keith Haring, Roy Lichtenstein. La mostra “Andy Warhol: the age of freedom” avrà luogo presso il Centro Culturale Bafile del Comune di Caorle dall'11 giugno al 3 settembre 2023.

Caltalks raccoglie e condivide con i lettori i punti di vista di personalità, innovatori, decision maker e opinion leader per comprendere i temi e le scelte che stanno cambiando il mondo. Il format punta a offrire analisi e raccogliere idee inerenti ai fatti e trend che stanno modificando la società dal punto di vista economico, sociale, ambientale, tecnologico, politico e istituzionale.

Come si è sviluppato il suo interesse per Andy Warhol e qual è stato il punto di partenza per la cura di questa mostra? 
“Andy Warhol non morirà mai”, questo il titolo del mio saggio introduttivo nel catalogo della mostra. Warhol è stato un artista poliedrico, geniale e anticonformista nell'interpretare un modello di società che si stava imponendo negli anni Sessanta e che viviamo tutt'oggi: una società fondata sul denaro, sul consumo, sulla pubblicità, su miti, simboli ed icone. Un grande artista non si riconosce solamente per grandi opere, ma anche sulla sua capacità di influenzare intere generazioni di artisti che, dalle sue intuizioni, riescono a ricavare un dialogo con le arti visive nel nostro presente. Se oggi parliamo di arte contemporanea come la intendiamo, lo dobbiamo a Andy Warhol e alla nascita della Business Art.

Può raccontarci di più sulla scelta del titolo della mostra, "Andy Warhol: The Age of Freedom"? 
Il Novecento è stato indiscutibilmente il secolo della “libertà”; una libertà creativa in cui ragazzi poco più che ventenni si sono lanciati con coraggio nella sperimentazione di nuove tecniche e nuovi linguaggi mettendo in crisi la tradizione artistica precedente. Con Warhol si assiste ad una libertà totale, fatta di creazione, intuizione, ma anche di rapporti sociali e business che hanno rappresentato una stagione indimenticabile. Ricordata sia per le contestazioni sociali, ma anche per artisti che, tra arte e musica, hanno riportato l'attenzione su un linguaggio libero e disinibito ricamato sulle note di una stagione rock incredibile. 

Com’è avvenuta la selezione delle 60 opere di Warhol che verranno esposte? Quali criteri ha utilizzato? 
Abbiamo cercato di impaginare un percorso espositivo il più articolato possibile e che offrisse al visitatore una panoramica completa non solo di Andy Warhol, ma anche di alcuni dei principali protagonisti di quella stagione, come Rauschenberg, Lichtenstein, Rotella e Schifano. Dopo oltre un anno di lavoro e ricerca abbiamo infine selezionato le 100 opere che prendono parte a questa esposizione, riflettendo sui concetti di spessore culturale, emozione e canoni estetici di ricerca visiva peculiari dei singoli artisti.

Continuando a parlare delle opere di Warhol esposte, quali sono secondo lei le più significative e perché? 
Sicuramente le Marilyn degli anni Sessanta, i Flowers del 1968, la Brillo Box, i Dollari firmati e l'immancabile barattolo di Zuppa dei primi anni Sessanta. Opere che rappresentano le radici del lavoro di Andy Warhol e anche una sua sintesi fatta di ready made e appropriazione di immagini legate ad un immaginario collettivo sul quale si fonda lo stato primario dell'Arte (Pop)ular.

In che modo l'arte di Warhol e degli altri artisti in mostra ha influenzato il panorama culturale di quel periodo? E come si collega tutto ciò con il contesto culturale contemporaneo? 
Dicevo poco fa che con Warhol nasce la Business Art e l'immagine di un artista contemporaneo sempre più brandizzato. Oggi viviamo più che mai l'arte in una condizione finanziaria e forse meno culturale in un sistema dell'arte che non premia l'emozione, ma l'investimento e gli interessi che un grande artista può suscitare in un collezionismo che si muove sempre di più nei meandri delle case d'asta internazionali. Tutto questo è stato raccontato da Andy Warhol proprio grazie alla sua intuizione del 1962: il dollaro firmato.

Come definirebbe il valore e l'impatto dell'arte contemporanea per una città come Caorle? 
Questo lo ha espresso egregiamente l'Assessore alla Cultura e Vice Sindaco Luca Antelmo: Caorle non è solo turismo del mare, ma anche turismo culturale che apprezza la bellezza del territorio e che con piacere scopre un'offerta turistica che si amplia anche con manifestazioni di spessore culturale. Entrare in un luogo deputato all'esposizione di opere d'arte, scoprire un artista che si conosce, ma che non si ha approfondito e trovarsi al cospetto delle sue opere originali può portare a benefici quasi terapeutici in un'esperienza di relax che ci permette anche di portare a casa qualcosa che si spera resti nei nostri ricordi.

Infine, quali aspettative ha per la mostra e quale reazione spera di suscitare nel pubblico? 
Il pubblico sta reagendo molto bene a questa iniziativa. Abbiamo ottimi riscontri di pubblico e di critica forse anche perché, dopo la pandemia, abbiamo voglia di arte, musica e spettacoli. Quello che leggo nei commenti di mostra è: “ne vogliamo ancora”!

Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata

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