Bonfrisco: abbandono e randagismo, un'emergenza che riguarda tutti
Per Caltalks intervistiamo l’europarlamentare Anna Cinzia Bonfrisco, rappresentante unica del gruppo ID - Lega all'interno dell'intergruppo parlamentare Animal Welfare.
Caltalks raccoglie e condivide con i lettori i punti di vista di personalità, innovatori, decision maker e opinion leader per comprendere i temi e le scelte che stanno cambiando il mondo. Il format punta a offrire analisi e raccogliere idee inerenti ai fatti e trend che stanno modificando la società dal punto di vista economico, sociale, ambientale, tecnologico, politico e istituzionale.
Partiamo dalle sue recenti dichiarazioni in merito al problema del randagismo: può spiegarci perché, a suo parere, non è solo una questione di protezione animale?
Il randagismo è la conseguenza del comportamento umano irresponsabile. Ad alimentare questo fenomeno spesso è il traffico illegale non solo di fauna selvatica, ma anche di animali da compagnia, agevolato dall'uso malevolo e ingannevole delle piattaforme online e, nello specifico, offerte di vendita ingannevoli pubblicate sui social media, le quali a loro volta facilitano la possibilità di documentazione falsa degli animali e alimentano le attività illecite delle ecomafie, favorendo il trasporti di animali per lunghi viaggi e in condizioni inaccettabili. La criminalità ambientale, non bisogna dimenticare, è una delle attività più redditizie della criminalità organizzata mondiale e ha ripercussioni sul benessere animale e sulla salute umana. Per questo motivo il randagismo è un fenomeno complesso con dimensioni anche di sicurezza.
In un recente comunicato menziona l'idea di creare un regolamento europeo unico per affrontare il randagismo. In che modo pensa che questo regolamento possa contribuire a risolvere il problema in modo più efficace?
Poiché il randagismo in alcuni casi ha carattere transnazionale è sempre più urgente che l’Unione Europea si doti di un’anagrafe europea degli animali e migliori gli strumenti e la raccolta di set di dati critici per ottenere metodi scalabili, affidabili, sistematici e ripetibili per rilevare automaticamente il crimine informatico sugli animali, a partire dal monitoraggio delle transazioni online. Ma non bisogna dimenticare che, per avere successo, gli approcci devono essere adattati alle politiche ministeriali, alla situazione locale e alla popolazione, ed è fondamentale coinvolgere le amministrazioni locali e sostenerle a partire dai Sindaci, i quali più di tutti conoscono il territorio.
Quali sono gli ostacoli attuali nella lotta contro il randagismo in Europa, considerando le varie misure adottate dai diversi paesi?
La vita degli animali è influenzata dalle decisioni collettive e della politica. Pertanto, se si realizzasse la petizione per un Commissario europeo per il Benessere animale, che ha raccolto 300mila firme e il sostegno di quasi 200 europarlamentari, verrebbero fissati standard europei, ma anche internazionali, per aiutare gli Stati membri nella promozione di politiche coordinate ed omogenee.
Qual è il punto della situazione rispetto alla questione del randagismo in Italia?
L’Italia ha una buona legislazione e di recente ha modificato la Costituzione per tutelare i diritti degli animali nella biodiversità. L’Italia giustamente non contempla l’utilizzo dell’eutanasia, ciò significa che la gestione di questo fenomeno è un carico che ricade totalmente sul servizio sanitario nazionale e sugli enti locali con gravi difficoltà sul territorio, in particolare nel Sud d’Italia. Inoltre, è bene ricordare che abbandonare un animale nel nostro Paese è un reato grave. Possiamo fare di più, dobbiamo fare di più. In questo senso va la proposta del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, di revoca o sospensione della patente per chi abbandona gli animali. Rendiamo omaggio al ruolo svolto in Italia da tutti i volontari, gli attivisti, le associazioni che, anche nel periodo estivo, hanno dedicato la loro vita alla vita di un senza voce. È su questo esempio che possiamo avere un po’ più fiducia in una gestione migliore al fianco delle amministrazioni locali.
Uno dei pilastri della sua proposta riguarda l'educazione, in particolare l'inserimento di moduli didattici sul randagismo e sui diritti degli animali nelle scuole italiane. In che modo ritiene che questa sensibilizzazione possa contribuire al miglioramento della situazione?
Il benessere degli animali è al centro delle attenzioni dei cittadini, basti pensare che secondo lo speciale sondaggio Eurobarometro sull'atteggiamento degli europei nei confronti del benessere degli animali del 2021, l'82% degli intervistati ha affermato che il benessere degli animali d'allevamento dovrebbe essere protetto meglio di quanto non lo sia ora. Inoltre, il benessere animale è un buon indicatore dello stato di civiltà e di democrazia. Non c'è separazione tra la nostra e la loro sicurezza, salute e libertà.
Qual è il messaggio principale che lei vorrebbe trasmettere ai cittadini europei e alle istituzioni riguardo la necessità di affrontare il problema del randagismo in modo più strategico e coordinato?
In Italia sono stimati circa 600mila i cani randagi in Italia e più di 2 milioni e mezzo i gatti. Lazio e Campania da sole ospiterebbero tra 120 e 200mila cani vaganti. A livello nazionale solo nel 2022 sono stati abbandonati 71mila cani. Ci sono zone dell’Unione Europea dove i numeri sono ancora più allarmanti: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ci siano 200 milioni di cani randagi nel mondo e molti di loro vivono nell’Europa dell’est. È un’emergenza che riguarda tutti e serve un impegno a tutti i livelli per affrontare questo triste fenomeno. Tutto ciò incide sulle loro vite, ma anche sulle nostre.
Infine, considerando la questione con uno sguardo più ampio, quali sono le altre principali tematiche nelle quali è urgente intervenire rispetto al tema dei diritti degli animali e alla tutela del loro benessere?
La proposta è quella di agire attraverso programmi di informazione consapevole sui diritti degli animali, istituire un’anagrafe europea degli animali e un commissario europeo per gli animali. Così facendo l’Unione europea sarebbe in grado di fissare degli standard internazionali utili anche a influenzare il miglioramento del benessere animale in quei luoghi del mondo, come Yulin in Cina, ma anche del nostro, dove gli animali subiscono comportamenti disumani e inaccettabili per tradizioni arcaiche non più giustificabili a causa dell’inutile sofferenza inflitta agli animali. Il prossimo anno, finalmente, entrerà in vigore il divieto dell’utilizzo degli animali nei circhi deliberato dal parlamento italiano nel 2022. Questo ci fa sperare nell’abolizione dell’utilizzo degli animali in manifestazioni di carattere locale che prevedono l’impiego di animali.
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