Mastrodonato (BMG Pharma): senza innovazione non si può avere successo

Il fondatore e ceo di BMG Pharma Marco Mastrodonato

Per Caltalks intervistiamo il fondatore e ceo di BMG Pharma Marco Mastrodonato. BMG è un’azienda all’avanguardia con anni di esperienza nello sviluppo e nella partnership internazionale di prodotti biofarmaceutici. A livello internazionale, l’azienda estende la sua presenza in oltre 60 Paesi attraverso i partner, i quali commercializzano prodotti in Europa, Medio Oriente, Asia e America Latina.

Caltalks raccoglie e condivide con i lettori i punti di vista di personalità, innovatori, decision maker e opinion leader per comprendere i temi e le scelte che stanno cambiando il mondo. Il format punta a offrire analisi e raccogliere idee inerenti ai fatti e trend che stanno modificando la società dal punto di vista economico, sociale, ambientale, tecnologico, politico e istituzionale.

Quali sono state le principali motivazioni che l'hanno spinta a fondare BMG Pharma nel 2011?
Ero uscito dopo 10 anni come vicepresidente e fondatore di una società quotata in borsa a Londra, avevo 42 anni e mi sono reso conto che era il momento giusto per creare qualcosa di mio al 100%. La realtà creata in Inghilterra era per lo più dipendente dal mio sviluppo, delle mie idee e dalle mie relazioni, l'80% delle vendite era generato dal mio network e il reale core business dell'azienda inglese era situato a Milano, nonostante la quotazione a Londra.

In che modo BMG Pharma si distingue nel panorama biotecnologico attuale e come interpreta il concetto di "innovazione" nel settore?
La parola biotecnologica è legata spesso a farmaci molto costosi, che altrettanto spesso si identificano con anticorpi monoclonali o vaccini. La parte di biotecnologia innovativa che abbiamo pensato noi si basa principalmente sulla modifica chimica di molecole di origine biotecnologica come polisaccaridi o ad esempio l’acido ialuronico. Tutto ciò per lo sviluppo di nuove molecole migliorate nelle loro funzioni meccaniche e biologiche, ma al tempo stesso ugualmente biocompatibili e sicure come le originali. Lavoriamo per lo sviluppo di dispositivi medici di classe terza in segmenti non rimborsabili dal sistema sanitario, ma che godono del massimo interesse del paziente che si trova spesso a spendere di tasca propria sia per trattamenti medici che prettamente estetici. Infatti la medicina estetica è uno dei nostri target strategici di sviluppo: è un settore in grande crescita, sempre più richiesto e dove l’innovazione in campo biotecnologico aiuta ad aumentare il profilo di efficacia e sicurezza. La classificazione regolatoria come dispositivi medici, inoltre, facilita l’iter l'approvativo dei prodotti, i dati clinici richiesti sono basati principalmente sulla sicurezza, anche se BMG Pharma investe da sempre anche sull’efficacia dei suoi prodotti finiti

Può raccontarci di più sulla sua esperienza con Relife Company e su come l'acquisizione da parte del Gruppo Menarini ha influenzato la sua visione imprenditoriale?
Nel 2011 avevo notato che il mercato accettava con più entusiasmo il concetto di genericità e la coesistenza di copie di prodotti esistenti. Pertanto, più che investire in nuove tecnologie o biotecnologie abbiamo puntato su nuove aree terapeutiche dove non venivano usualmente applicate. La dermatologia era allora un settore strategico, i prodotti dermocosmetici potevano essere presentati direttamente al medico e l'idea di un pacchetto di topici che potevano curare le patologie della pelle malata è stato il nostro obiettivo. La strategia era di vendere questo nuovo listino chiamato Relife ad una società che non era ancora presente in quella area terapeutica. Quando abbiamo deciso di mettere sul mercato Relife, in soli tre mesi avevamo già identificato Menarini come potenziale acquisitore. Il progetto Relife venne subito accettato con grande entusiasmo. Il passo successivo è stato quello di approdare ad una vendita dell'azienda.

C'è un messaggio che vorrebbe inviare ai giovani imprenditori o ai ricercatori che aspirano a fare la differenza nel mondo biotecnologico?
Il primo suggerimento che posso dare è di pensare oltre alle regole. Nelle università insegnano come sviluppare i prodotti farmaceutici, ma non si approfondisce come allacciare la tecnologia alle vendite. Se sei imprenditore, la parte più critica è quella di gestire la tempistica di sviluppo e coordinarla con gli investimenti cospicui che servono nel tempo per portare all’approvazione di un prodotto biotecnologico. La gestione della finanza rapportata al fattore tempo è la parte più importante: si può anche non avere il prodotto di riferimento più innovativo, ma il il mantenimento delle promesse date ai finanziatori è quello che rende l'imprenditore credibile. Oggi nessuno insegna in Italia la gestione del tempo. Viene insegnata la tecnologia, la finanza, il management, ma nessuno ti insegna la gestione del tempo e come rimanere credibile sul mercato.

Quali sono state le principali sfide e lezioni apprese a partire dal 2011 nel percorso di crescita e sviluppo delle vostre attività?
In primis, che senza innovazione non si può avere successo: dal 2011 al 2018 ho creato prodotti che hanno dato una base di fatturato alla mia azienda, ma il vero salto è avvenuto nel momento in cui ho acquisito la piattaforma tecnologica di modifica dell'acido ialuronico Hyaluromimethic®, brevettata e unica. Non può essere riprodotta in nessuna altra parte e ci ha reso unici per know-out e produzione: questo ha permesso che i valori degli asset aziendali si siano moltiplicati. Secondo, che anche in Italia esistono supporti alla ricerca e aiuti alle aziende che possono dare grande soddisfazione all’imprenditoria se effettuati nei modi e nei termini giusti.

Ci può parlare della strategia che seguite per adempiere alla missione di innovare nel campo della biotecnologia e della medicina?
Dobbiamo chiarire che la nostra strategia prevede di sviluppare prodotti biotecnologici che coprono sia la dermatologia estetica, sia l'osteoartrite. I settori sono estremamente diversi: da un lato trattiamo patologie e dall’altro bellezza. Quando si parla di dermatologia estetica la regola numero 1 è la sicurezza, ma per noi è prioritario produrre prodotti in cui il paziente si accorga dell'efficacia. Quando si parla di applicazioni patologiche della nostra tecnologia puntiamo ad una differenziazione in termini di efficacia rispetto ai prodotti sul mercato, dimostrata in studi clinici con significatività statistica.

Guardando al futuro, quali sono le principali sfide che vede per BMG Pharma e come pensa di affrontarle? Quali saranno i trend di settore per i prossimi anni?
Una delle sfide più grosse che ci siamo trovati ad affrontare è stato il cambio di regolamentazione europea riguardo all’approvazione dei dispositivi medici. A differenza degli Stati Uniti o della Cina, in Europa oggi viene richiesta alle aziende un'interpretazione delle regole in quanto non sono stati ancora del tutto definiti tutti i limiti regolatori e legislativi, in particolare nell’ambito dei dermal fillers. Questa problematica porta ad incrementare notevolmente la burocrazia, la quale si contrappone allo sviluppo delle PMI Italiane. Essendo in forte crescita e molto esposte finanziariamente, si rende difficoltoso il lavoro giornaliero con costi sempre più alti. Il fatto di avere con noi una tecnologia unica di sviluppo della dermatologia estetica ci rende ottimisti in quanto siamo i primi a consegnare nelle mani del medico qualcosa di realmente innovativo, interattivo ed efficace da proporre al paziente.

Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata

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