Modena (Mission Bambini): tanti i bambini che hanno trovato un posto nel nostro cuore

In foto, da sinistra, la Direttrice di Mission Bambini Sara Modena insieme al fondatore, l’ingegnere Goffredo Modena.

Per Caltalks intervistiamo Sara Modena, Direttrice di Mission Bambini. La Fondazione nasce nel 2000 per rendere felici e sani i bambini, in Italia e nei Paesi più poveri, attraverso progetti negli ambiti dell’educazione e della salute. In 23 anni Mission Bambini ha aiutato oltre 1,4 milioni di bambini e ragazzi, attraverso più di 2.000 progetti in 77 Paesi.

In foto, da sinistra, la direttrice di Mission Bambini Sara Modena insieme al fondatore, l’ingegnere Goffredo Modena.

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Partiamo da Mission Bambini: può raccontarci nello specifico di cosa vi occupate e quali sono le vostre aree di intervento?
Mission Bambini in Italia lavora in particolare per contrastare la povertà educativa minorile, garantendo l’accesso a percorsi di istruzione, educazione e formazione di qualità. All’estero, oltre a garantire l’accesso all’istruzione a migliaia di bambini, promuoviamo la prevenzione e garantiamo l’accesso a cure tempestive per tutelare la salute di bambini e ragazzi, con particolare riferimento a minori affetti da cardiopatie infantili nei Paesi con un sistema sanitario carente.

Passiamo al progetto Cuore di bimbi: dal suo lancio nel 2005 come si è evoluto e quali sono stati i suoi principali traguardi?
Quando abbiamo avviato il progetto Cuore di bimbi avevamo come obiettivo ridurre la mortalità di minori affetti da malattie cardiache congenite o acquisite, con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione. Dal 2005, grazie al prezioso sostegno dei nostri medici volontari e dei nostri donatori, abbiamo curato oltre 25.000 mila bambini, di cui 2.500 operati e più di 23.000 visitati ricevendo una diagnosi corretta. Le modalità di intervento del progetto sono tre: missioni di medici volontari nei Paesi dove ci sono ospedali attrezzati ma le equipe locali non riescono a eseguire gli interventi di cardiochirurgia pediatrica più complessi; viaggi dei bambini in Italia o in Romania, nei casi in cui non sia possibile operare nel Paese di nascita; sostegno agli ospedali locali con fornitura di attrezzatura, copertura dei costi delle operazioni per le famiglie più povere e formazione del personale medico locale.

Potrebbe condividere alcune storie significative di bambini aiutati dal progetto?
Sono tante le storie dei bambini che in questi anni hanno trovato un posto nel nostro cuore, ne racconto due che mi hanno particolarmente colpito. Hari vive con la sua famiglia in un piccolo villaggio arroccato nelle montagne del Nepal e gli hanno diagnosticato “un buco al cuore”: per arrivare all’ospedale di Kathmandu e incontrare i nostri medici ha viaggiato per 16 ore in pullman. Ora è in cura e attende l’operazione: adora cantare, ma la malattia lo affatica molto e ha dovuto smettere. Dopo l’operazione potrà tornare a inseguire il suo sogno. Poi c’è Janet, in Uganda: la sua cardiopatia le impediva di fare anche dei piccoli passi perché sentiva pesante non solo il cuore, ma anche tutto il resto del corpo. Janet è stata operata all’ospedale di Kampala e ora può camminare, ma non solo, può anche ballare e fare le giravolte, come piace a lei, e vivere con spensieratezza i suoi 4 anni.

Qual è l'obiettivo della campagna di sms solidale al 45595 attiva fino al 10 dicembre 2023 e come contribuirà a sostenere il progetto?
Con i fondi raccolti garantiremo operazioni salvavita a 98 bambini gravemente cardiopatici sia con interventi diretti dei nostri medici volontari sia effettuati da medici locali in Nepal, Uganda e Italia in partnership con l’Ospedale Niguarda di Milano; durante le missioni potremo effettuare screening e follow up su 346 bambini in Nepal e Uganda e formare 13 medici locali, di cui 3 con borsa di studio in Italia, insieme all’International Heart School di Bergamo.

Quali sono state le principali sfide affrontate dal progetto e come sono state superate?
Parlando di sfide, non posso che pensare al lungo periodo pandemico. Per due anni abbiamo dovuto interrompere le missioni all’estero dei nostri medici volontari, riprese solo a maggio 2022. Ciò nonostante, in quei due anni abbiamo continuare a sostenere gli ospedali partner ed è stata una grande soddisfazione poter constatare che alcune equipe mediche locali erano in grado di eseguire in autonomia alcune tipologie di intervento: penso in particolare all’Uganda. Questo è stato possibile grazie alle competenze che nel tempo i nostri medici volontari hanno trasferito ai medici locali durante le missioni e grazie anche alle borse di studio che abbiamo finanziato per medici stranieri che vengono a perfezionarsi in Italia. Certo per le cardiopatie più complesse restano necessarie le missioni.

Parlando in generale, in che modo le persone comuni possono contribuire o sostenere la vostra organizzazione?
I modi per sostenere i nostri progetti sono tanti. Per esempio, chi vuole sostenere in maniera continuativa il progetto Cuore di bimbi può aderire al programma Adotta un cuore con un contributo mensile di 15 euro, per donare cure adeguate ad un bambino cardiopatico. Con una Adozione in vicinanza (di pari importo) si contribuisce invece alla retta del nido per un bambino che vive in Italia, in un contesto di disagio socio-economico. Altre modalità di sostegno sono il 5x1000 oppure il volontariato, che per noi è importantissimo: i nostri progetti educativi all’estero sono visitati ogni anno da decine di volontari. Ma abbiamo anche tanti volontari che ci aiutano nelle iniziative di raccolta fondi o nella nostra sede di Milano con mansioni d’ufficio. Chi vuole aiutarci può agevolmente consultare l’apposita pagina del nostro sito per scoprire tutte le modalità: https://missionbambini.org/come-aiutarci/

Infine, qual è la vostra visione a lungo termine e come prevedete di espandere o sviluppare Mission Bambini nei prossimi anni?
Negli ultimi anni la nostra attenzione si è focalizzata in maniera crescente sull’Italia, dove oltre 1,4 milioni di minori vivono in povertà assoluta. Il trend non sembra destinato a invertirsi, quindi concentreremo gli sforzi sui progetti di contrasto alla povertà educativa, che è conseguenza ma anche causa della povertà materiale. Ciò non significa che verrà meno il nostro impegno all’estero, dove anzi stiamo sviluppando partnership più strutturate e durature con le organizzazioni locali con cui collaboriamo. E anche per Cuore di bimbi, l’idea è di costruire vere e proprie partnership pluriennali con gli ospedali con cui collaboriamo, con l’obiettivo di renderli col tempo completamente autonomi nel trattamento delle cardiopatie infantili.

Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata

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