Cavagnoli: la scrittura? Un vero e proprio percorso di scoperta

Anna Cavagnoli, coach di scrittura


Per Caltalks intervistiamo la scrittrice e coach Anna Cavagnoli. Anna è un'editor, correttrice di bozze, autrice, copywriter e coach di scrittura, nonché esperta di mindfulness. Dopo una carriera nel settore del retail internazionale e nella formazione nel settore beauty, ha seguito la sua passione per la scrittura, specializzandosi in scrittura espressiva come strumento per il benessere emotivo.

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Anna, come hai scoperto la tua passione per la scrittura e cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera?
Fin da ragazzina ho scoperto nella scrittura una facilità di espressione che non riuscivo ad avere con la comunicazione verbale. Il diario è sempre stato il rifugio nel quale potevo trovare conforto, un amico con cui potevo condividere paure, incertezze, delusioni, ma anche sogni e speranze. Emozioni che non avevano voce e che non riuscivo a confidare nemmeno alle compagne di scuola. Il dialogo con i miei genitori era inesistente, tranne quello che verteva alle responsabilità e compiti, essendo la più grande di quattro fratelli. Scrivevo fiabe per la mia sorellina di undici anni più piccola, perché le fiabe hanno sempre un lieto fine. Crescendo, questa connessione con la scrittura si è consolidata. Per lavoro, ho iniziato a studiare le tecniche di storytelling che adattavo a ogni testo con cui avevo a che fare: una presentazione per una formazione, la descrizione per un prodotto, una mail motivazionale… La scrittura, in forme diverse, prendeva sempre più spazio nella mia vita. Fino a quando ho svolto il mio primo lavoro come ghostwriter… La mia prima sfida! Leggere l’emozione negli occhi della committente che aveva finalmente realizzato un sogno è stata la spinta che mi ha fatto comprendere di aver trovato la mia missione dell’anima, come mi piace definirla.

Qual è stata la tua esperienza nel campo del retail internazionale e come ha influenzato la tua carriera attuale?
È stata un’esperienza di grande crescita, una salita che ho conquistato scalino dopo scalino. Ho iniziato a lavorare nel beauty a 25 anni, prima occasionalmente durante il periodo di Natale, poi come venditrice. Dal piccolo paesino sono approdata a Milano, una città a cui devo tanto, e così ho iniziato a fare la pendolare. Per circa due anni mi sono occupata di allestimenti girando molte parti di Italia. Dopo qualche anno ho ricoperto il ruolo di store manager, gestendo alcuni degli store più importanti della rete, gestendo anche team importanti a livello numerico. Inoltre, facevo parte della squadra Ambassador come formatrice per l’area Lombardia. Qualche anno più tardi ho lasciato la vendita per dedicarmi totalmente alla formazione come Trainer Specialist Italia. Quest’esperienza, è stata inizialmente molto premiante, ho creduto di aver raggiunto ciò che desideravo e non aspiravo ad altro tipo di ruolo e crescita. Nel frattempo, mi formavo in altre competenze, come ad esempio la PNL, la scrittura espressiva, la crescita personale e la mindfulness, tecniche che utilizzavo durante i miei training per stimolare le risorse della rete, aiutarle ad esprimere meglio sé stesse e risvegliare la passione per il proprio ruolo all’interno dell’azienda. Avevo dei riscontri incredibili, ho dei ricordi memorabili di quei momenti. Qualche anno dopo ho rimesso tutto in discussione, soprattutto me stessa. Ero stanca di perdere tanti momenti preziosi con le persone che amo, essendo sempre in viaggio, e la pandemia è stata un’esperienza di grande riflessione. Quando mi sono fermata e ho realizzato che il lavoro che svolgevo non era più in linea con i miei valori, ho deciso che dovevo apportare un cambiamento e tornare a qualcosa che ritenevo sincera, curativa, emozionale, catartica… la scrittura.

Potresti raccontarci del tuo primo racconto pubblicato e di come questo ha segnato il tuo percorso professionale?
Il mio primo racconto si intitola “Il viaggio nel cuore”. L’ho scritto dopo aver partecipato a un’esperienza di crescita personale, il Talent Lab Adventure, un ritiro di una settimana a Gran Canaria. Partecipavo come staff, ma una volta a casa ho sentito il desiderio di mettere insieme quegli appunti che avevo preso durante il viaggio, mentre i colori del tramonto coloravano il cielo di sfumature dorate che si riflettevano sull’oceano. Più che un racconto lo definirei un “diario di bordo”. Pensavo di essere di aiuto ai partecipanti ma il viaggio ha aiutato me. Mi ha aiutato a elaborare emozioni, ricordi, ad avere più compassione di me, a perdonare e perdonarmi. In questo diario di bordo ho incluso anche due fiabe e una lettera a me stessa, un esercizio potente della scrittura terapeutica. Quando ho deciso di farlo leggere a una persona esperta è stato un disastro. Il suo giudizio è stato come un pugno allo stomaco, aveva fatto a pezzetti una parte di me. Ma aveva ragione. Una cosa è scrivere di te per te, un’altra è decidere di fare arrivare la tua storia personale alle altre persone senza avere delle solide basi di narrativa. Non ho depubblicato “Il viaggio nel cuore”, è lì a ricordarmi da dove sono partita. Ma grazie al quel “giudizio” ho iniziato a impegnarmi seriamente per formarmi in scrittura creativa. E da allora non mi sono più fermata, ho studiato per diventare editor, correttrice di bozze, esperta di selfpublishing e coach della scrittura del benessere, come mi piace definirla.

In che modo la scrittura espressiva può essere uno strumento per il benessere emotivo?
Quando scriviamo, soprattutto quando scriviamo a mano, tutto rallenta. Diamo modo ai nostri pensieri di sciogliersi dal groviglio in cui si trovano nella mente e di fluire liberi e leggeri sulla carta. Quando scriviamo ci prendiamo uno spazio solo per noi, diamo voce a ciò che sentiamo sentendoci liberi, senza censura, senza la paura del giudizio. La scrittura espressiva ci aiuta ad avvicinarsi di più a noi stessi, ci rende consapevoli delle emozioni che stiamo attraversando e aiuta a buttarle al di fuori di noi. Ci sono molte emozioni che, se represse, a lungo andare si manifestano nel corpo, come insegna la psicosomatica. Diventano gabbie in cui ci sentiamo imprigionati. Ma se ne prendiamo consapevolezza, la scrittura può liberarci, la scrittura è la chiave. Esistono molti studi, cito ad esempio quelli di Pennebaker, psicologo sociale americano, padre della scrittura espressiva, che mostrano come scrivere di un trauma aiuti a elaborare il proprio stato d’animo e a ritrovare un maggiore equilibrio fisico ed emotivo. Nel suo libro “Il potere della scrittura” Pennebaker ci mostra come scrivere dei propri traumi sia terapeutico, non solo, migliora il sistema immunitario poiché corpo e mente sono iperconnessi. Ovviamente, ci sono varie tipologie di pratiche di scrittura e tutte hanno lo scopo di migliorare il benessere emotivo. La scrittura terapeutica o espressiva mira a esplorare e affrontare le emozioni per la guarigione; la scrittura consapevole pone l’attenzione sul momento presente e sulla riflessione; mentre la scrittura creativa permette la libera espressione artistica e immaginativa attraverso le parole. La scrittura non è solo l’atto di scrivere come sfogo personale, ma si tratta di un percorso vero e proprio, individuale, con pratiche specifiche, ecco perché devono essere guidate da una persona competente. Tengo a precisare che la scrittura per il benessere, come amo definirla e che le include tutte, non sostituisce nessuna terapia qualora sia necessaria, tuttavia è terapeutica nel senso che ci aiuta a conoscerci meglio e scoprire lati di noi stessi che difficilmente conosceremmo. Come editor, mi sono ritrovata molto spesso “nella vita” delle autrici, nel loro bisogno di scrivere di sé, di raccontarsi. Un modo per elaborare traumi del passato, lutti, perché la scrittura espressiva può portare alla guarigione delle ferite dell’anima.

Cosa significa per te essere una coach di scrittura e come aiuti gli autori nel loro processo creativo? Qual è il tuo processo per aiutare gli autori a trasformare le loro idee in libri pubblicabili?
Essere coach di scrittura, per me, significa prima di tutto guidare le persone alla scoperta di sé e del proprio potenziale. Attraverso la scrittura di sé, come ad esempio l’autobiografia, l’autore riflette sul proprio vissuto, elabora traumi, perdite affettive, preserva i ricordi e la memoria. Come guida aiuto gli autori a rispondere al loro perché: perché scrivi? Perché vuoi pubblicare? Una volta trovato il perché valutiamo come procedere. A volte, il manoscritto è già ultimato e parto direttamente dalla revisione del testo, capitolo per capitolo, con un confronto continuo, perché il primo compito di un editor è riuscire ad apportare migliorie al testo entrando nella storia in punta di piedi, rispettando tono e stile dell’autore. Quando ad esempio capita un blocco, stimolo l’autore con esercizi di creatività. E insieme troviamo la formula giusta.

Come incorpori le tecniche di mindfulness nella tua pratica di scrittura e coaching?
Una fase fondamentale della pratica della scrittura per il benessere, è la preparazione. Come dico sempre, bisogna creare il proprio spazio sacro, un luogo privo di interferenze esterne. Inizio con una pratica di respirazione per ritornare al momento presente, al qui e ora. Successivamente inizio col porre delle domande, a cui le persone devono rispondere scrivendo, in modo consapevole. Quando scriviamo restiamo nel presente, anche quando scriviamo del nostro passato o scriviamo al nostro sé del futuro, restiamo nel presente. Grazie alla mindfulness, analizziamo attraverso la scrittura il pensiero catastrofico, le emozioni negative. La scrittura aiuta a diventare consapevole che il pensiero è solo un pensiero, non è realtà. Mettere nero su bianco lo rende tangibile, lo portiamo all’esterno. Spesso utilizzo pratiche di meditazione o visualizzazione, a cui segue la scrittura di ciò che si è visto o provato, questo aiuta a connettersi con il proprio mondo interiore.

Puoi condividere un'esperienza particolarmente significativa che hai avuto lavorando con un autore?
Tempo fa, ho collaborato con una ragazza di 16 anni che aveva iniziato a scrivere per il liceo un racconto horror. Successivamente, spinta dal padre, ha deciso di pubblicarlo. Mancavano il messaggio, il finale, i colpi di scena. Era un racconto molto acerbo nonostante l’idea di base fosse buona. Il personaggio principale era una ragazza della stessa età dell’autrice, vestita sempre di scuro, appassionata di horror, emarginata dai compagni di scuola per via della sua “unicità”. Ho capito subito che in quel personaggio l’autrice rifletteva sé stessa, il suo mondo. Poco dopo, il padre mi ha confidato che la ragazza, di cui non faccio nomi per questioni di privacy, soffriva di depressione e anoressia e che scrivere la stava aiutando molto. Ho preso subito a cuore questo compito, come fosse una missione. Elaborare insieme il finale del suo racconto, l’impegno di portare a termine il libro, sono stati per lei una terapia – affrontata insieme alle sedute dallo psicologo. In questo contesto, mi sono sentita una guida per questa giovane donna, e quando ha pubblicato il suo libro e per un paio di settimane è stato ai primi posti tra i best seller di Amazon della categoria horror, è stata un’emozione immensa.

Infine, quali consigli daresti a chi desidera intraprendere una carriera come autore?
Prima di tutto, di domandarsi qual è il perché che ci spinge a scrivere. Se si scrive pensando di diventare ricchi e famosi si è perso in partenza. Non dico sia impossibile e nemmeno di non porselo come obiettivo, ma non dovrebbe essere quello il perché, piuttosto una conseguenza. Poi consiglierei di leggere tanto, genere diversi, anche quelli che ci piacciono meno. Se vuoi essere un bravo autore prima di tutto devi essere un appassionato lettore. Sembra una frase fatta ma è così. Leggere ci permette di scoprire stili e toni diversi, oltre che le tecniche utilizzate dai vari autori. Ci permette di analizzare alcuni aspetti come la struttura narrativa, la scrittura in prima o terza persona, il punto di vista, imparare regole grammaticali, nuove parole e tanto altro… Consiglierei poi di frequentare un valido corso di scrittura creativa e di sperimentarsi: scrivere, scrivere e scrivere. E poi, prima di cimentarsi nell’autopubblicazione, di affidarsi a un buon editor che possa far esprimere al meglio il proprio capolavoro.

Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata

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