Armiliato: nel canto c’è un segreto che ognuno di noi deve scoprire

Il cantante lirico e attore Fabio Armiliato

Per Caltalks intervistiamo il cantante lirico e attore Fabio Armiliato. Nato a Genova, Fabio è da oltre quattro decenni uno dei tenori più importanti della scena lirica internazionale, acclamato dal pubblico grazie alla sua particolare vocalità, al suo impressionante registro acuto e alla sua innata musicalità, senza dimenticare le sue qualità di attore, il suo istinto drammatico e il grande carisma che infonde ai suoi personaggi. Recentemente ha pubblicato il libro "Una vita in canto: l'alchimia della voce".

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Come nasce l’idea del libro “Una vita in canto” e perché ha scelto di utilizzare la parola “alchimia” nel sottotitolo?
Il libro è nato con l’idea di mettere sulla carta la mia esperienza di 40 anni di carriera, visto che l’anniversario ricade proprio quest’anno. Sono vissuto a cavallo del cambio dei due secoli. Essendo nato negli anni ‘50 ho visto il boom economico ed il suo seguito. Poi l’avvicinarsi del millennium bug, le torri gemelle e tutte le altre situazioni più recenti fino alla pandemia. Gli argomenti non mancavano. Riguardo la scelta, prima di tutto volevo parlare del mio percorso di studi vocali. L’alchimia è importante perché sono un amante del simbolismo. Infatti, l’alchimia parlava di chimica... ma aveva anche un forte valore spirituale. Questa arte riguardava l’anima dell’individuo perché dal piombo all’oro c’è un’evoluzione materiale e anche interiore. Quindi trattiamo un materiale grezzo come la voce per affinarla verso il canto, proprio come fa un alchimista con i metalli per avvicinarsi all’oro. È quello che avviene quando si dice di una persona che canta come un angelo.

Nel libro descrive il canto come un'arte che unisce dedizione, tecnica e passione. Potrebbe condividere un esempio concreto di come applica questi principi nella sua vita lavorativa?
Ho sempre cercato di compenetrare il canto nel mio percorso di studi e di conoscenza. Per me il canto nasce come una passione condivisa da mio papà. In famiglia c’era sempre la musica come minimo comune denominatore. Papà mi faceva ascoltare Beniamino Gigli e da quello è partito tutto. Del resto, l’uomo canta da sempre. È un’arte secolare e simbolicamente millenaria, come nella favola di Orfeo. Così scoprii fin da piccolo che nella voce umana c’è un segreto che ognuno di noi deve scoprire, sempre custodire e tramandare.

Fabio Armiliato

Lei parla di una meravigliosa sintesi tra arte, scienza e spirito nel canto. Come si manifesta questa sintesi?
Come ho detto prima, il canto è qualcosa che ci mette in contatto con quello che c’è fuori. L’universo si può definire così. Il canto provoca una vibrazione. Noi cantiamo facendo vibrare l’aria. È l’aria che fa scorrere il fluido della vibrazione. E noi viviamo dentro un sistema di comunicazione. La voce in effetti non esiste come entità. È la risultante di tante componenti. Riguarda il corpo umano, il fiato, il cervello e mette insieme tutte queste cose creando l’emozione del canto e della voce cantata. Per questo non è soltanto un fenomeno fisico, ma anche spirituale. E per questo imparare a cantare bene è una grande responsabilità, ma è anche qualcosa che ti può dare una grande forza.

Il libro tocca anche temi di misticismo e ricerca interiore. In che modo queste esplorazioni spirituali hanno influenzato la sua carriera e la sua vita personale?
Il canto è qualcosa che ti coinvolge e che porti con te, perché non è come uno strumento musicale che usi e poi lo riponi. Ci devi convivere e questa convivenza diventa una ragione di vita e anche un modo di essere. Sicuramente imparare a cantare capolavori che hanno scritto altri vuol dire entrare in qualche modo in sintonia con questi artisti, compositori e grandi personaggi. Rossini, Verdi, Puccini… Mozart! Il mondo è cambiato, ma tutti questi compositori hanno scritto per la voce umana cose meravigliose. Ed è altrettanto bello quando abbinata a questa musica straordinaria c’è anche un testo che riguarda la comunicazione con l’essere umano. Con i sentimenti, oppure con l’esaltazione della bellezza della natura. Sentirsi parte di tutto questo è spiritualità e ricerca interiore. Io ho avuto anche la fortuna di condividere la mia vita con Daniela Dessì. Oggi sarebbe stato il suo compleanno, essendo scomparsa nel 2016. E con lei c’è stata sempre questa emozione della ricerca interiore, insieme alla volontà di condividerla e portarla verso gli altri.

Quali consigli daresti ai giovani aspiranti cantanti lirici che sognano di intraprendere una carriera simile alla tua?
Intanto hai detto un verbo bellissimo, che è quello di sognare. Il sogno, in una società nella quale i valori stanno scadendo, è qualcosa che si deve alimentare. Io stesso ho sognato di diventare cantante, anche se dentro di me sentivo di essere destinato a questo. Però è bello sognare e darsi degli obiettivi in successione. Dico esattamente questo ai ragazzi. Ponetevi degli obiettivi, rispettando sempre il teatro, il pubblico i compositori e soprattutto voi stessi. Non svendetevi per arrivare a essere in fretta famosi o per cercare di arricchirvi velocemente… che è ancora peggio, considerando che oggi c’è meno possibilità economica per i teatri. Da parte mia e di chi ha beneficiato di un lavoro privilegiato come il nostro, c’è l’impegno di provare a far si che questo mondo sia nuovamente ricco di opportunità. Abbiamo bisogno soprattutto di dare dei buoni esempi. Attraverso gli esempi possiamo imparare a non accontentarci e a capire che c’è sempre qualcosa da imparare.

Una vita in canto: L'alchimia della voce

Quali sono i suoi prossimi progetti o obiettivi, sia nel campo della musica che nella letteratura?
Intanto non avrei mai pensato di diventare anche scrittore. Ho fatto l’attore quando Woody Allen è venuto a cercarmi e per me è stata una bellissima coincidenza, ma non ci avrei scommesso (NdR - per il film To Rome with Love). Ed ecco perché dico che sognare fa bene e i sogni si possono realizzare. Quindi diciamo che ora sono molto soddisfatto di quello che ho fatto. E vorrei scegliere di fare altre cose. Aver potuto scrivere un libro e averlo visto pubblicato è già un altro obiettivo raggiunto e spero che possa servire per creare un dibattito e un confronto su tanti temi. L’idea ora sarà quello di stimolare quindi questo confronto. Poi sto scrivendo un’opera con lo spirito del musical. Ne parlo anche nel libro e l’ho terminata proprio in questo giorni. Si ispira al Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, ma l’ho centrata sul personaggio di Esmeralda: “La voce della Libertà”. E sarà qualcosa che si collega a tutte le cose di cui abbiamo parlato.

Cosa rappresenta per lei il titolo 'Una vita in canto'? C'è un messaggio o una filosofia particolare che sperava di trasmettere attraverso questo libro?
Una vita in canto, ma si potrebbe dire anche un incanto di vita. Perciò è anche un gioco di parole, perché poter fare questa professione per me è stato veramente un privilegio. Io mi sono sempre sentito come un privilegiato nel poter eseguire le cose cantate dai grandi personaggi del passato. E nel poter essere un anello di questa catena di interpreti, che deve andare avanti. Quindi il messaggio è quello di continuare a innamorarsi del canto, che ora è diventato patrimonio dell’Unesco. Una ragione in più per gli italiani di difendere la straordinaria bellezza del nostro patrimonio. D’altra parte, la lingua italiana si parla nel mondo più per l’opera lirica che per il resto. Dovremmo ricordarci di questo, perché potenzialmente può essere una fonte straordinaria non solo di bellezza, ma anche di lavoro per tante persone. Oltre che per far conoscere l’Italia nel migliore dei modi.

Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata

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