Regazzo (Progetto Arca): dare fa bene anche a chi dona, perché cuore e anima vanno nutriti insieme

Costantina Regazzo, direttrice servizi Fondazione Progetto Arca


Per Caltalks intervistiamo Costantina Regazzo, direttrice dei servizi di Fondazione Progetto Arca, organizzazione attiva da trent’anni a fianco delle persone più fragili. Nelle settimane più calde dell’estate Progetto Arca ha potenziato il suo intervento in strada per fronteggiare l’emergenza caldo, raddoppiando la distribuzione di acqua, bevande fresche e pasti nei principali centri italiani. Con lei approfondiamo l’importanza di un’assistenza continuativa per le persone senza dimora e il ruolo dei volontari nel fornire non solo aiuto materiale, ma anche presenza, ascolto e dignità.

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Durante l’estate l’emergenza caldo si ripresenta periodicamente, colpendo duramente le persone più fragili. In che modo Fondazione Progetto Arca ha deciso di potenziare il proprio intervento in strada per fare fronte a queste situazioni?
Sicuramente il caldo di questi giorni ha fatto sì che potenziassimo i nostri servizi, soprattutto per le persone in strada. Abbiamo cercato di far fronte a questa situazione che vede veramente tante persone in difficoltà, portando i primi generi di conforto… l'acqua in primis, la possibilità di un ghiacciolo o di un gelato fresco. Abbiamo modificato i nostri menù. Anche per le nostre cene serali abbiamo pensato a piatti freddi che potessero però garantire la qualità: quindi e soprattutto le verdure, ma anche proteine e carboidrati.

Nei momenti di maggiore emergenza a Milano distribuite ogni settimana migliaia di bottigliette d’acqua, ghiaccioli e pasti serali. Quanto è importante garantire continuità e tempestività in questi interventi?
Abbiamo sicuramente lavorato tantissimo aumentando - anche grazie ai nostri volontari - la presenza delle persone che potessero aiutarci non solo nella distribuzione del pasto serale, ma anche nei momenti più importanti della giornata. La colazione, che per qualcuno è davvero qualcosa di prezioso, il pranzo e addirittura la merenda del pomeriggio. Abbiamo cercato di gestirli anche donando questi beni preziosi agli oratori e alle realtà che maggiormente ci aiutano e ci sostengono, grazie ad altri colleghi che come noi operano nel volontariato. 

Il vostro approccio unisce il sostegno alimentare a una relazione umana diretta. Cosa significa per una persona in strada poter contare su questo tipo di vicinanza?
Sicuramente la possibilità di sostenere le persone ci ha fatto comprendere come non solo il buon cibo sia necessario per chi vive in strada, ma anche la possibilità di avere un cambio con delle magliette leggere. Dei pantaloncini leggeri. E soprattutto le salvettine umide, che sono servite a rinfrescare i momenti più difficili della giornata.

L’emergenza caldo non riguarda solo le persone senza dimora, ma tocca anche molte famiglie in difficoltà, soprattutto nei mesi estivi. In che modo Progetto Arca ha esteso il proprio intervento oltre Milano e quali bisogni emergono con più urgenza in questo periodo?
Innanzitutto occorre sottolineare che questa attività l'abbiamo condotta non solo su Milano, che è la realtà dove noi siamo in grado già oggi di offrire più di 100 pasti al giorno. Abbiamo lavorato un po' in tutte le città, quindi siamo stati presenti a Bari, a Roma, a Napoli, a Torino e a Padova. Abbiamo poi potenziato l'attività attraverso i social market a sostegno delle famiglie, che durante questo periodo estivo hanno visto non solo la presenza di bimbi a casa da scuola, ma la difficoltà per qualcuno di garantire che questo momento così particolare - dove tutti vanno in vacanza - si potesse trasformare in un momento piacevole, rimanendo in città e addirittura rimanendo in situazioni precarie… come per chi magari una casa l'ha persa ed è costretto a vivere in strada.

La macchina dell’intervento è alimentata anche da moltissimi volontari. Che valore ha il loro contributo e cosa li spinge, secondo lei, a mettersi in gioco ogni giorno?
Siamo tutti motivati dal pensare che le nostre comunità più accoglienti possano essere anche delle comunità generose e quindi in grado di generare sostegno. Un sostegno reciproco di cui abbiamo grandissimo bisogno tutti. Perché donare ad altri è un modo per sentirsi davvero riconoscenti di ciò che si ha e per poter donare bisogna saper ricevere. E questo credo che sia il valore più forte: ogni volta che doniamo a qualcuno, riceviamo in cambio qualcosa che ci fa comprendere che siamo davvero degli esseri unici. Noi, per garantire la massima collaborazione anche con le istituzioni, in questi giorni abbiamo attivato dei servizi notturni. Servizi che possono dare sollievo alle persone più deboli. Continueremo a fare questa attività non solo con ciò che possiamo offrire in prima persona — anche attraverso i nostri donatori e sostenitori — ma garantendo sempre la massima collaborazione con le istituzioni.

Come descriverebbe il profilo dei volontari coinvolti nella Cucina mobile e quale impatto ha la loro presenza, soprattutto nei mesi estivi?
Considerando Milano e Roma, cioè le due città dove Progetto Arca gestisce direttamente la Cucina mobile, il numero dei volontari dedicati al servizio è 50. A Milano in particolare, dove il servizio è nato prima e i numeri sono maggiori (sia dei pasti distribuiti che delle persone incontrate in strada), ci sono ben 10 volontari al giorno dedicati a questo servizio. Nelle altre città dove è presente la Cucina mobile (Napoli, Bari, Padova, Torino), Progetto Arca collabora con associazioni, e quindi loro volontari, del territorio. I volontari sono così dediti e numerosi che tutti i turni estivi, anche potenziati, sono coperti, per fare in modo che nessuno rimanga solo e abbia sempre a disposizione un pasto, una bevanda fresca, insieme alla parola di conforto, all’ascolto e al sorriso che i volontari donano.

Guardando al futuro, quali sono le priorità per Progetto Arca in termini di contrasto alla povertà estrema e di sviluppo dei servizi sul territorio?
Sicuramente tra le priorità c’è il tema della casa. Lo consideriamo la vera priorità di questo nuovo anno e di questa seconda parte dell'anno, perché purtroppo la perdita della casa — e quindi l’arrivare a vivere in situazioni di grande fragilità, in strada o all'interno di servizi come i dormitori per i nostri ospiti — è un tema molto delicato. Quello che stiamo notando è un impoverimento del nucleo familiare. Pertanto i bisogni legati all'abitare, ma soprattutto alla qualità della vita che uno può sostenere all'interno della sua casa e con la sua famiglia, meritano una particolare attenzione. Un altro tema importante sono i minori, gli adolescenti… anche molti adolescenti, ahimè, che sono senza parenti, senza nucleo familiare di riferimento o che vivono in strada. Ma di sicuro pensare che la qualità della vita non sia solo quella di una risposta ai propri bisogni, ma tutto ciò che riguarda l'educazione e la cultura delle persone. E da lì i beni superiori, che però fanno bene non solo al cuore ma anche all’anima. Come la possibilità di ascoltare la musica, di attivare anche momenti ludici e creativi, di poter guardarsi un film o partecipare a uno spettacolo. Perché, nutrendo non solo il corpo, ma anche il nostro cuore e la nostra mente, noi possiamo diventare davvero persone migliori, più accoglienti, più capaci di rispondere. Ecco perché il nostro futuro sarà ricco di interventi che si orienteranno al sostegno del singolo, ma anche della famiglia e all'interno della propria casa. Pensando che questa partecipazione attiva possa davvero influenzare e avere un profondo impatto sulla comunità.

Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata

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