Scidurlo (Free Wheels): non abbiate timore delle difficoltà

Il fondatore dell’associazione Free Wheels Pietro Scidurlo

Per Caltalks intervistiamo il fondatore dell’associazione Free Wheels Pietro Scidurlo. Pietro, in sedia a rotelle dalla nascita, ha percorso nel 2012 il Cammino di Santiago in hand-bike. Un’esperienza illuminante che l’ha portato a scrivere la Guida al Cammino di Santiago per tutti (Terre di mezzo Editore), tuttora l’unica guida in Europa a un cammino integralmente accessibile.

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Pietro, ci può raccontare cosa l'ha ispirata a creare Free Wheels e a promuovere il turismo accessibile?
Nel 2012 ho percorso il cammino di Santiago alla ricerca di pace per me stesso, perché non accettavo la mia condizione di disabilità. La disabilità negli anni ‘80 non era come nel 2000 e in futuro non sarà come oggi. Però possiamo dire che avendola vissuta da 46 anni ho visto veramente una crescita e una consapevolezza maggiore sulla questione, man mano che passava il tempo. Quindi, contestualizzando, sicuramente ho vissuto una situazione dove la mia sofferenza era dovuta al fatto che vivessi in una società ancora non pronta ad accogliere una condizione di disabilità. Ma questa cosa mi ha anche spronato a cercare delle risposte. Quando si parla di disabilità è come se le persone avessero davanti a sé un iceberg, perché vedono solo la parte fuori dall’acqua. In realtà ci sono tutta una serie di esigenze e problematiche legate a essa che sono sotto al livello del mare e che sono dieci volte più grandi di quello che si vede.

Lei ha percorso il Cammino di Santiago in hand-bike nel 2012. In che modo questa esperienza ha influenzato il suo lavoro e la sua vita?
Il cammino di Santiago è un’esperienza molto forte per chiunque decida di intraprenderla e mai avrei immaginato che avrebbe influenzato tutta la mia vita e tutto quello che sarebbe successo dopo. La mia vita è cambiata, come spesso cambia quella di tanti. Ed è cambiata in meglio, perché ho trovato una strada da seguire. Ho avuto poi la grandissima fortuna di unire passione e lavoro. Una delle persone che mi ha avvicinato è stato Luciano Callegari, il co-autore della mia prima pubblicazione “Guida al cammino di Santiago per tutti”. Assieme a Luciano è nata l’idea di trovare l’interlocutore corretto che credesse nella nostra visione. Una visione che sancisce come il cammino sia un’esperienza per tutti. Quindi abbiamo proposto la guida alla casa editrice “Terre di Mezzo” e la loro risposta è stata che hanno visto quello che sarebbe stato il risultato direttamente nei miei occhi.


Cosa l’ha motivata a intraprendere il Cammino di Santiago?
Decidere di intraprendere il cammino di Santiago era per trovare risposte a quello che mi è successo. Ovviamente risposte non ne ho trovate, ma ho trovato una strada da seguire. Quello che sto facendo oggi. Dare vita a Free Wheels e mettere insieme persone che condividessero il mio stesso punto di vista, il mio stile di vita, la mia stessa visione del mondo e del turismo lento. Il disegno di quello che ho sempre immaginato di creare. Quindi il cammino di Santiago mi ha salvato dal punto di vista personale ed ha stravolto il mio vivere da ogni punto di vista.

Ci può raccontare un aneddoto interessante?
Quando siamo partiti per il Cammino di Santiago tutte le persone che incontravamo ci dicevano che non era accessibile. Dopo averlo studiato ci siamo resi conto che oltre il 65% del percorso in realtà era accessibile in autonomia per coloro che erano a mobilità ridotta dotati di un propulsore elettrico.

Può parlarci del viaggio itinerante di 8 persone in sedia a rotelle o ipovedenti, attraverso 3 regioni (Marche, Umbria e Lazio), previsto in partenza il prossimo 18 maggio da Ancona?
Nel 2022 Free Wheels in collaborazione con Clacson Mobility, che è un’azienda austriaca che produce il propulsore elettrico che ho scelto di usare per affrontare i cammini, ha dato vita a un’esperienza di cammino inclusivo. Nel 2022 abbiamo attraversato l’Emilia Romagna. Nel 2023 abbiamo attraversato il Veneto. Quest’anno andremo a toccare tre Regioni. Perché questa esperienza è stata costruita attorno al filo rosso del Giubileo 2025. Quindi l’idea è di attraversare un territorio, promuovere la sua accoglienza e la sua accessibilità attraverso il cammino. E soprattutto sensibilizzare le persone verso un Giubileo molto più accogliente e accessibile verso tutti. Proprio per questo motivo quest’anno il progetto si chiama sui passi di Francesco, con un richiamo sia a Francesco d’Assisi che a Papa Francesco. Come grande novità c’è la partecipazione di un’associazione amica che è NoisyVision di Dario Sorgato, una no profit che si occupa di persone con disabilita visive e/o uditive. Dario è un caro amico e quest’anno abbiamo deciso di realizzare insieme questo progetto proprio con l’obiettivo di ampliare il più possibile il concetto di accessibilità.


Come è stato organizzato il viaggio per garantire l'accessibilità dei partecipanti in sedia a rotelle e ipovedenti?
L’organizzazione del progetto è stato il connubio di tantissime professionalità e di tanto tempo di diversi professionisti e volontari di Free Wheels. Non solo gli organizzatori diretti, ma anche tutte le persone che sono dietro alle quinte di questo progetto. L’accessibilità è stata garantita seguendo un itinerario che seguisse strade asfaltate o che seguisse sentieri nelle migliori condizioni. Per quanto riguarda l’inclusione, abbiamo individuato dei tandem grazie alla collaborazione di Oltrebike di Venezia. I nostri volontari useranno invece bici elettriche della Bromton. Queste sinergie ci hanno permesso di mettere in piedi il cammino. Le Regioni e le Associazioni ci hanno invece aiutato a mettere a punto il tragitto del cammino.

Quali sono i messaggi di speranza e inclusione che spera di trasmettere?
I messaggi che vogliamo trasmettere e per cui abbiamo lavorato da 12 anni sono molti. Ovviamente che il cammino può essere un’esperienza per tutti e che nelle giuste condizioni non c’è nulla che non possa essere affrontato nella vita. In seconda analisi ci piacerebbe trasmettere il fatto che il cammino possa essere un’opportunità dopo la lesione midollare o comunque a seguito di una condizione di disabilità. Infine, il terzo e ultimo è che il nostro territorio è il viaggio e il museo più bello che possiamo visitare. E spesso e volentieri passa per non accessibile quando lo è. Questo perché chi si occupa della promozione del territorio non ha conoscenze al riguardo e giustamente non se la sente di promuovere il territorio in questo senso. Qui diventa quindi fondamentale la promozione della formazione e della cultura dell’accessibilità.


Qual è il suo sogno o desiderio più grande per il futuro del turismo accessibile?
Il mio desiderio per il futuro è che si parli di turismo per tutti, perché il turismo deve essere per tutti. La seconda speranza è che io non mi debba informare ogni volta in merito al grado di accessibilità di una destinazione, proprio perché di base l’esperienza e la destinazione dovrebbe essere accessibile a tutti.

Infine, c'è qualcosa che vorrebbe dire a chi potrebbe sentirsi scoraggiato nell'intraprendere viaggi o attività a causa delle proprie disabilità?
La difficoltà è una parte integrante del nostro cammino di vita. Ci sono difficoltà di ogni natura nella quotidianità, nel lavoro, nell’amore e nella vita in generale. Dalla difficoltà si può imparare molto. Trovarsi in difficoltà significa sperimentare e sperimentarsi. Ad esempio da due anni ho cambiato lavoro. Sono diventato pendolare da e per Milano. Diverse volte ho dovuto fermarmi la sera a Milano senza rientrare a casa. E quindi avevo la difficoltà di trovare un luogo accessibile dove fermarmi in centro a Milano. Alla fine sono riuscito a trovare un luogo accogliente per le mie esigenze e questa cosa mi ha arricchito. Quindi il messaggio che vi voglio dare è di non avere timore delle difficoltà che vi trovate ad affrontare. Ma piuttosto guardatele con curiosità. Guardatele come un’opportunità per migliorare la vostra qualità di vita e per imparare cose nuove.

Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata

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