Maturi (Assopets): amare i nostri animali domestici non è un lusso
Per Caltalks intervistiamo il già deputato e oggi presidente Assopets Filippo Maturi. Assopets è l’associazione dei consumatori proprietari di animali domestici. Rappresenta la prima associazione di tutela dei consumatori proprietari di animali domestici in Italia e in Europa. La sua missione consiste nel migliorare la qualità della vita degli animali domestici e dei loro proprietari attraverso supporto, assistenza e informazione.
Caltalks raccoglie e condivide con i lettori i punti di vista di personalità, innovatori, decision maker e opinion leader per comprendere i temi e le scelte che stanno cambiando il mondo. Il format punta a offrire analisi e raccogliere idee inerenti ai fatti e trend che stanno modificando la società dal punto di vista economico, sociale, ambientale, tecnologico, politico e istituzionale.
Partiamo dall’idea alla base di Assopets: com’è nata l’associazione?
È nata da un’intuizione. Essendomi occupato per anni, come parlamentare, del benessere animale, ho esplorato a tutto tondo questo ecosistema. Avevo notato che da una parte ci sono molte associazioni animaliste, dall’altra alcune associazioni che rappresentano l’industria di settore. Ma quello che mancava era la rappresentanza di una grossa fetta di questo ecosistema, ovvero i proprietari di animali domestici. In Italia stiamo parando di milioni di famiglie.
Può parlarci, in particolare, dell’approccio innovativo verso gli associati e gli interlocutori istituzionali? Perché può rappresentare un importante punto di svolta rispetto al passato?
Gli ultimi dati Eurispes ci dicono che oltre il 37% delle famiglie ha un animale domestico in casa, con un totale complessivo che supera i 64 milioni di pets in Italia. La nostra associazione rappresenta i diritti dei proprietari di questi animali, con una evidente ricaduta positiva sugli animali stessi. Ad esempio, girando nei diversi canili in Italia (in questi anni ne ho visitati più di 100) chiedevo quali erano i motivi legati all’abbandono. Ho potuto constatare che in alcune aree (quelle più depresse) purtroppo vi erano moltissime rinunce di proprietari di animali domestici per l’impossibilità economica di mantenerli. D’altra parte, anche i dati Eurispes indicano come il 14% dei proprietari di pets abbia valutato seriamente la possibilità di separarsi dal proprio animale domestico perché non poteva più permettersi il mantenimento, mentre il 7% ha dovuto effettivamente separarsene.
Le ricadute rispetto a questi dati sono quindi sono molte…
Sì, ci sono diversi aspetti che non riguardano solo quello economico, ma anche quello empatico e psicologico, visto che i proprietari di animali li considerano come membri della propria famiglia. Altre ricerche dicono che gli anziani con animali domestici entrano più difficilmente in case di riposo. Restano per più tempo autonomi perché hanno un maggiore impegno fisico e anche psicologico, per il lavoro di cura verso il proprio animale domestico. Quindi parliamo sia di valore umano e sociale, che di quello economico. E infine, c’è da pensare quanto tutto ciò incida sulla salute mentale delle persone.
Può spiegare i dettagli principali della proposta di legge Tassinari?
Abbassare l’Iva sulle prestazioni veterinarie e sul pet food, che sono i due elementi fondamentali per garantire una vita sana e decorosa ai nostri amici animali. Ad oggi parliamo di un’aliquota al 22%, che paradossalmente è la stessa per un orologio di lusso o una macchina sportiva. Noi chiediamo che venga abbassata al 10%. Quindi il nostro slogan è “amare non è un lusso”, proprio per evidenziare l’assurdità di questo livello impositivo.
Veniamo alla recente proposta di legge Tassinari (FI). Quali sono le principali motivazioni dietro l’ipotesi di ridurre l'IVA su cure veterinarie e pet food?
Chiaramente non c’è solo l’impatto diretto della spesa. C’è da considerare che la pet economy contribuisce enormemente al PIL italiano. Pensiamo a tutto un corollario fatto di servizi collegati, oltre ai posti di lavoro che questa filiera porta con sé. Stiamo parlando di una vera e propria economia che contribuisce al Paese, e quindi credo che quantomeno quei beni che servono direttamente al sostentamento e alla qualità di vita dei nostri animali debbano usufruire di questa riduzione d’imposta.
Come sta procedendo la raccolta firme a sostegno della proposta di legge?
La raccolta firme è appena partita ed ha subito riscontrato un buon entusiasmo. Nei prossimi giorni la lanceremo anche con una campagna social vera e propria, ma abbiamo già riscontrato un ottimo risultato. C’è molto interesse ed è un tema assolutamente trasversale, che non ha colore politico (è possibile firmare al seguente indirizzo web https://www.assopets.it/index.php/le-petizioni).
La proposta di legge ha ricevuto recentemente anche l’endorsement di Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell'Istituto Milton Friedman. Con quali motivazioni?
Si tratta di un istituto che si occupa di portare avanti e di studiare tutti quei temi liberali e libertari che riguardano l’economia. Quindi a maggior ragione come diceva il direttore Bertoldi, l’abbassamento delle tasse che non riguardano beni di lusso.
Quali sono le prossime iniziative che Assopets intende promuovere per migliorare il benessere degli animali domestici in Italia?
A fine giugno lanceremo una nostra certificazione, che abbiamo chiamato Casapet. Andremo ad immettere nel mercato la possibilità di certificare gli appartamenti e le case “pet friendly”. Abbiamo cioè creato un protocollo di sicurezza e di qualità della vita anche sotto l’aspetto dell’animale domestico, avendo ragionato sul fatto che gli animali domestici in Italia sono decine di milioni. Sono inoltre veri e propri membri della nostra famiglia e sono anche quelli che trascorrono più tempo nelle nostre case. Quindi iniziare a ragionare su case e appartamenti studiati anche per loro secondo me è una bella sfida, ma anche una testimonianza di sensibilità e del cambiamento in corso. Oltre al vantaggio economico indiretto per chi deve comprare o vendere l’appartamento, visto che la certificazione rappresenterà un vero e proprio plus sia per i venditori che per gli acquirenti.
Come vede il futuro della pet economy nel contesto delle politiche italiane? In che modo una maggiore sensibilizzazione verso queste tematiche può trasformarsi in un’occasione di crescita per l’Italia?
La situazione è prospera, c’è un trend in costante crescita. Basta analizzare i dati per capirlo. Quello che va fatto è di creare una società maggiormente pet friendly, che ad oggi non è ancora compiuta. E quindi il nostro impegno è proprio quello di creare una società che capisca maggiormente l’importanza di convivere con gli animali. Però per farlo bisogna intraprendere un percorso di diritti e doveri. Faccio un esempio concreto. Una dei nostri prossimi impegni sarà d’iniziare a ragionare sull’opportunità di introdurre l’RC obbligatoria per tutti i proprietari di cani. Penso sia una battaglia di civiltà che è giusto portare avanti proprio da un’associazione che rappresenta i proprietari degli animali.
Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata
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