Maggio (CBM Italia): nei campi profughi chi ha disabilità è doppiamente vulnerabile
Per Caltalks intervistiamo Massimo Maggio, direttore di CBM Italia, organizzazione internazionale che lavora per la salute, l’educazione, il lavoro e i diritti delle persone con disabilità dove c’è più bisogno, nel mondo e in Italia. Da diversi anni CBM Italia è presente in Sud Sudan, un Paese segnato da conflitti, disastri climatici e una delle peggiori crisi umanitarie attuali. Nel campo profughi di Gorom, alle porte di Juba, l’organizzazione sta portando avanti progetti fondamentali per garantire acqua pulita, sicurezza alimentare e cure oculistiche a migliaia di rifugiati e membri della comunità ospitante.
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Massimo, durante la sua recente visita al campo di Gorom, qual è stata la situazione che l’ha colpita di più e che racconta meglio l’emergenza umanitaria in Sud Sudan?
Il Sud Sudan è un Paese in cui sono diffuse estrema povertà e fragilità. In particolare nei campi profughi, che accolgono persone che non hanno più niente e non intravedono prospettive per il futuro. Mi ha colpito la grande paura delle persone del campo di essere dimenticate. Come ha raccontato Magda, arrivata al campo di Gorom dopo essere fuggita da Khartoum, in Sudan, dove sono in corso massacri e violenze. Magda, che ha perso il marito e si trova sola a Gorom da circa un anno, insieme ai suoi 6 bambini, è una donna forte, è una madre forte, ma ha paura che il futuro possa essere troppo duro per i suoi bambini. “Non dimenticatevi di noi” ci ha detto.
CBM Italia sta lavorando per garantire accesso all’acqua e servizi igienico - sanitari attraverso il progetto “Acqua, Igiene, Speranza”. Perché questi interventi sono così cruciali per la popolazione rifugiata?
In Sud Sudan è in corso una profonda crisi umanitaria, a causa di conflitti e instabilità economica, disastri climatici come siccità e inondazioni, grave insicurezza alimentare e scarsità di servizi essenziali: è la nazione più giovane e anche tra le più povere al mondo, con 9 milioni di persone, cioè il 75% della popolazione, che hanno bisogno di protezione e assistenza umanitaria. CBM Italia è presente in Sud Sudan con numeri progetti, in particolare, nel campo profughi di Gorom, alle porte della capitale Juba, dove vivono 14.000 rifugiati, un numero cresciuto in poco tempo e destinato ad aumentare. La mancanza di infrastrutture idriche e igieniche in campi profughi e contesti emergenziali come quello del campo di Gorom hanno creato un ambiente estremamente precario, con gravi conseguenze per la salute, la sicurezza e la qualità della vita della popolazione, in particolare dei più vulnerabili. Da qui l’urgenza di intervenire e rispondere ai bisogni della popolazione offrendo una serie di servizi necessari a migliorare la condizione di donne, bambini, rifugiati e persone con disabilità. Il progetto di CBM Italia “Acqua, Igiene, Speranza: intervento Wash Inclusivo” si concretizza - anche grazie al sostegno della Fondazione Prosolidar - nella costruzione di pozzi inclusivi con pompe manuali e la relativa formazione di meccanici per la loro manutenzione, la creazione di un comitato di gestione di tutte le strutture idriche, oltre alla costruzione di latrine accessibili e si completa con la fornitura di kit igienici specifici per le donne in età riproduttiva e incontri di sensibilizzazione sulla promozione dell’igiene.
Nel campo di Gorom operate anche sul fronte della sicurezza alimentare con il progetto “Nutrire il futuro”. Quali sono le principali azioni messe in campo per supportare le comunità?
Il progetto “Nutrire il futuro”, dedicato alla sicurezza alimentare e rivolto a 550 persone (rifugiati e membri della comunità ospitante), si è concretizzato in diverse azioni volte a fornire conoscenze e competenze utili ad affinare le pratiche agricole e a rafforzare le competenze agroalimentari delle comunità: dalla formazione sulla produzione e conservazione degli alimenti, alle norme igieniche di base, alle tecniche agricole resistenti al clima ed efficienti per la gestione dell’acqua. A questo si aggiunge la consegna di attrezzi da lavoro, strumenti di irrigazione e sementi. Il progetto, realizzato da CBM Italia con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri e insieme all’associazione locale Across (così come anche il progetto “Acqua, Igiene, Speranza: intervento Wash Inclusivo”), nasce con l’obiettivo di migliorare lo stato nutrizionale e l’autosufficienza alimentare soprattutto di donne, bambini, rifugiati e persone con disabilità nel campo di Gorom.
Un altro pilastro dell’intervento di CBM Italia in Sud Sudan è l’accesso alle cure oculistiche. Può raccontarci l’importanza delle cliniche mobili del Buluk Eye Centre e il loro impatto sulle persone che ne beneficiano?
Con le cliniche mobili non chirurgiche portiamo i servizi oculistici del Buluk Eye Center (BEC) di Juba – primo centro oculistico del Paese avviato dieci anni fa da CBM con il finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e punto di riferimento nazionale per la salute visiva - nel campo di Gorom, dove raggiungiamo circa 200 persone al giorno con screening oculistici gratuiti, medicinali e occhiali. Nel corso degli screening, una delle patologie che riscontriamo più spesso è il tracoma, malattia infettiva della vista che in uno stadio avanzato può portare a una cecità irreversibile. Per questo motivo è fondamentale prevenire questa malattia e, una volta individuata, intervenire con la somministrazione di antibiotici e – nei casi più avanzati di trichiasi - con l’intervento chirurgico; le cliniche mobili ci permettono non solo di individuarla ma di agire con maggiore capillarità sul territorio.
Le persone con disabilità nei contesti di crisi sono doppiamente vulnerabili. In che modo CBM Italia lavora per garantire che i loro diritti e bisogni vengano considerati nei programmi di emergenza?
Nelle emergenze, le persone con disabilità hanno un tasso di mortalità più alto delle altre. Durante le emergenze lavoriamo insieme ai partner e alle organizzazioni locali e internazionali impegnate nel soccorso. Seguiamo il principio di garantire protezione e sicurezza in situazioni di rischio, come previsto dall’art. 11 della Convenzione dell’Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Il nostro è un approccio «a doppio binario» che prevede di: garantire che gli aiuti siano accessibili a tutti, comprese le persone con disabilità e i gruppi più vulnerabili (come anziani e bambini) attraverso il loro coinvolgimento diretto; fare in modo che gli attori impegnati nell’aiuto umanitario a tutti i livelli (organizzazioni nazionali, internazionali e governi) siano in grado di fornire aiuti inclusivi della disabilità, attraverso attività di advocacy, formazione e sensibilizzazione.
Guardando al futuro, quali sono le sfide e le prospettive per CBM Italia in Sud Sudan e in altri contesti di emergenza?
La salute della vista rimane una priorità per noi in Sud Sudan e in generale nei contesti di emergenza. In Sud Sudan in particolare significa eliminazione del tracoma, che resta una priorità: come CBM da molti anni siamo presenti e continueremo a intervenire nelle zone del Paese laddove c’è maggiore necessità, applicando la strategia SAFE dell’OMS che prevede: distribuzione di antibiotici, operazioni chirurgiche, costruzione di pozzi e latrine ed educazione alle corrette norme igieniche. L’eliminazione del tracoma rientra nella più ampia azione di lotta alle Malattie Tropicali Dimenticate, come anche l’oncocercosi (cecità fluviale), che colpiscono le comunità più povere, dove manca acqua pulita e le condizioni igienico- sanitarie sono precarie. Un impegno che continueremo a portare avanti nelle comunità e nei campi sfollati. L’altro ambito in cui continuiamo a intervenire è la risposta alle emergenze, in particolare in Sud Sudan e in Etiopia ma non solo, implementando strategie e pratiche per ridurre la vulnerabilità delle persone con disabilità nei contesti di crisi, attraverso la pianificazione di interventi nelle comunità per prevenire i rischi futuri, ridurre le crisi in corso e gestire i rischi residuali.
Servizio a cura di Stefano Calicchio (C) riproduzione riservata
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